Che pensiero! Diventi pure un grande popolo, dimori pure nel deserto, sia pure tiratore d’arco e anche padre di 12 principi; rimane pur sempre figlio della schiava. I figliuoli di Caino potevano adoperare la loro intelligenza e spendere la loro forza nella vana speranza di migliorare un mondo malvagio; Enoc aveva trovato un mondo migliore e visse nella potenza di questo mondo futuro. Non c’è posizione più benedetta di quella di un’anima che, con la semplicità di un bimbo, vive in una intera dipendenza da Dio, perfettamente soddisfatta di aspettare il suo tempo. I loro occhi non erano aperti per contemplare «la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto d’appresso al Padre» (Giov. A Bethel, non a Sichem, aveva appreso chi era Dio; per questo bisogna che ritorni a Bethel e che edifichi là un altare, su un principio e con un nome assolutamente diversi da quello di Sichem. ella non rivide più Giacobbe! «Sì, andrò» essa disse (v. 58). Poi quando vi ebbe preso posto, «l’Eterno chiuse l’arca sopra lui». Nei versetti 9-15 Dio rinnova la promessa a Giacobbe e gli conferma il nuovo nome di «principe», datogli da lui stesso in luogo di quello di «soppiantatore», e Giacobbe chiama ancora una volta quel luogo col nome di «Bethel». Così non sia! Questo contiene un volume di verità pratiche, da meditare. Tutto è divino: la maestà e l’amore, la potenza e la tenerezza! «Se pur soffriamo con lui» (Romani 5:17): «Se soffriamo, con Lui regneremo» (2 Tim. Prima di terminare questo capitolo, vorrei fare una riflessione. Troviamo qui il vecchio patriarca Isacco sulla soglia dell’eternità; la terra e tutto ciò che appartiene alla natura svaniscono rapidamente dinanzi a lui; tuttavia egli è occupato delle «pietanze saporite» e sta per agire in opposizione diretta col consiglio di Dio, benedicendo il più vecchio invece del più giovane. «È ben noto che il nostro Signore è sorto dalla tribù di Giuda» (Ebrei 7:14). «Allora Giuseppe non potè più contenersi dinanzi a tutti gli astanti, e gridò: fate uscir tutti dalla mia presenza! 9 agli Ebrei ci presenta un’altra accezione del termine «perfetto» e qui ancora è il contesto a stabilirne il senso. È da notare che Dio non condivide la sua gloria con la creatura, né nei particolari della nostra vita giornaliera, né nella questione della salvezza. Nonostante tutto, la grazia di Dio accompagna Giacobbe. Il serpente fu la causa della caduta e della miseria dell’uomo, e la progenie della donna doveva essere la sorgente della redenzione. Ci dia il Signore di giudicare ogni cosa come Lui giudica; solo la fede ce ne rende capaci. Ma la speranza che le stava dinanzi era troppo gloriosa perché Rebecca l’abbandonasse così leggermente. Possiamo dire veramente: «Beato l’uomo che sostiene la prova» (Giac. In ogni caso, la conoscenza che Giacobbe aveva di Dio e della Sua casa era ben limitata, a questo momento della sua storia; ne abbiamo una nuova prova nel compromesso che vuol fare con Dio, negli ultimi versetti del cap. La rovina dell’uomo è senza speranza; è necessario, perciò, che la grazia sia infinita; ed essa lo è; Dio stesso ne è la sorgente, Cristo il veicolo e lo Spirito Santo la potenza che la applica all’anima e ne trasmette il godimento. 4:22-25). Quando c’è una caduta o un declino spirituale, il Signore chiama l’anima a ritornare a lui; «Ricordati dunque donde sei caduto, e ravvediti e fa le opere di prima» (Apoc. Indubbiamente, quel nome di «Dio di Israele» è l’espressione di una meravigliosa grazia e l’anima non può che sentirsi felice quando considera il carattere di un tale Dio che entra in relazione con ciascuna delle pietre della sua casa, ciascuno dei membri del suo corpo, individualmente. 3:16,36; 4:27,40,47,68; 11:25; 17:2; Rom. Il nome del nostro altare e il carattere del nostro culto esprimono ambedue la stessa idea. Nessuno sforzo è necessario da parte della natura per l’adempimento delle promesse di Dio, ed è proprio a questo riguardo che Abramo e Sarai fallirono, tentando di raggiungere uno scopo che era loro stato assolutamente assicurato dalla promessa di Dio. La superstizione fa dell’ordinanza il tutto, l’incredulità e il misticismo non ne fanno nulla; la fede ne fa uso secondo l’istituzione divina. Il primo si occupa della vita interiore, l’ultimo della vita manifestata; il primo considera l’uomo in connessione con Dio, l’ultimo lo considera nei suoi rapporti con i propri simili. Vedo la sapienza, una sapienza che confonde i demoni e stupisce gli angeli. È interessante notare come sonò presentati i nomi di «Giacobbe» e «Israele» alla fine del libro della Genesi. È bene porre attenzione su questo principio, e vederne i primi accenni a la prima applicazione nella pianura di Scinear: la Scrittura ci insegna il piano, lo scopo e la prova stessa di questa associazione e anche la sua rovina. Poi, al cap. Se dunque non l’ho fatta finita con la mia carne, per mezzo di una profonda e positiva esperienza, è moralmente impossibile che io abbia un’intelligenza, sia pure imperfetta, del carattere di Dio. Non possiamo seguire la strada d’un altro, semplicemente perché quell’altro vi cammina. In poche parole, dal principio alla fine, Giacobbe è il «soppiantatore» (*). Ma se, ammaestrato dalla Parola di Dio e dallo Spirito Santo, comprendo il significato del «primo giorno della settimana» afferrerò subito il rapporto diretto che esiste fra questo giorno e il nuovo ordine di cose del tutto celeste, di cui la morte e la risurrezione di Cristo costituiscono il fondamento eterno. Ogni sforzo che è fatto in vista di migliorare la vecchia natura, è vano davanti a Dio. La terra era forse ripiena della conoscenza dell’Eterno come il fondo del mare delle acque che lo coprono? Chi poteva dire «Sì, noi fummo colpevoli!», poteva anche capire le parole della grazia «Non siete dunque voi... ma è Dio». «È in Spirito e per fede che aspettiamo la speranza della giustizia» (Gal. Se la speranza di andare sposa ad Isacco ed essere coerede con lui di tutta la sua gloria, era per lei una realtà, continuare a pascolare le pecore di Labano sarebbe stato disprezzare, in pratica, tutto ciò che Dio, nella sua grazia, le aveva posto dinanzi. Importa poco la misura che ci è data, purché ci sia data da Dio. Se non so di essere libero, cercherò di ottenere la libertà in qualunque modo, anche col trattenere la schiava in casa; in altri termini, cercherò di ottenere la vita osservando la legge, stabilendo così la mia propria giustizia. dice l’Eterno: e nondimeno io ho amato Giacobbe, e ho odiato Esaù» (Mal. Quando i miei sguardi sono assorbiti dai miei propri piani, non sono preparato a vedere Dio intervenire in mio favore; allora, la preghiera non è l’espressione dello stato in cui mi trovo, ma il cieco compimento di qualcosa che credo sia necessario fare, o, fors’anche, la richiesta a Dio di santificare i miei disegni. Quando Dio unisce il suo Nome alla Chiesa, Babilonia prende la forma d’un sistema religioso corrotto, chiamato «la grande meretrice», «la madre delle meretrici e delle abominazioni» (Apoc. Appena il sole è sceso all’orizzonte la luna si presenta per riflettere i raggi del sole sul mondo avviluppato dalle tenebre; se invece appare di giorno, la si scorge con difficoltà a causa dello splendore del sole. Si può pensare che sacrificare un figliuolo sia un atto di devozione straordinario, ma bisogna ricordare che quello che dà a questo atto tutto il suo valore davanti a Dio è il semplice fatto che è fondato sul comandamento di Dio. «Abrahamo fu giustificato» quando «credette Dio», e «Abrahamo fu giustificato» quando «offerse il suo figliuolo». Per dare una comprensione chiara e completa del contenuto ci questo capitolo, considereremo i punti seguenti: il giuramento, la testimonianza e il risultato della missione di Eliezer. 28:15)? Chi fa dei consigli di Dio un pretesto per rigettare la Sua testimonianza, non fa altro che cercare una miserabile giustificazione per continuare a vivere nel peccato. È vero, come l’abbiamo visto prima, che Adamo divenne un oggetto della grazia e dimostrò una fede vivente in un Salvatore promesso; ma questa fede non era attinente alla sua natura. «Per fede Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di esso, gli fu resa testimonianza ch’egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo d’esso, benché morto, egli parla ancora». Lettore, se fate ciò che sapete essere male, o se praticate in qualche modo quello che sapete essere contrario alla Scrittura, ascoltate la parola del Signore: «Cessate di far male»; e siate pur certi che se ubbidite a questa parola, non sarete per molto tempo nell’ignoranza riguardo al cammino che dovete seguire. 1:17; 3:21-26; 4:5,23-25; 2 Cor. Pur tuttavia questa promessa non fece che produrre un sorriso in Sara, come aveva fatto per Abramo nel capitolo precedente. Vedo la manifestazione gloriosa e la perfetta armonia di tutti gli attributi divini; vedo l’amore, un amore tale che attrae e persuade il mio cuore, fortificandolo e distaccandolo da ogni altro oggetto man mano che esso realizza questo amore. Perciò Dio può dire: «Io farò», «Io ti stabilirò », «Io ti darò», «Io ti benedirò». Dove potrei vedere queste cose altrove che alla croce? Senza dubbio credeva di concludere tutto molto scaltramente ma, ahimè! Questa speranza, è ovvio ripeterlo, non ha nessun rapporto con ciò che riguarda le vie di Dio verso le nazioni, ma consiste nell’andare incontro al Signore Gesù nell’aria, per essere sempre con Lui e come Lui (veci. Scadere nella grazia, vuol dire ritornare alla legge dalla quale non si può raccogliere che la «maledizione». 22 E Dio li benedisse, dicendo: ‘Crescete, moltiplicate, ed empite le acque dei mari, e moltiplichino gli uccelli sulla terra’. «Tutta l’immaginazione dei pensieri del loro cuore non era che male in ogni tempo» perciò erano incapaci di fare il loro bene. Ora, qualunque sia il punto di vista sotto il quale consideriamo questa associazione Babilonese, è molto istruttivo vedervi lo spiegamento precoce del genio e delle facoltà dell’uomo. È dunque evidente che un cristiano che citasse un uomo in tribunale non sarebbe «perfetto» come il suo Padre che è nel cielo. Questi cristiani sono così staccati da Cristo e abbandonati a loro stessi; allora, ricorrono agli ordinamenti per mantenere il tono della loro pietà, oppure ricadono in uno stato di completa mondanità. Ma se sono introdotto in una nuova creazione, vedo che tutto è di Dio, il disegno, l’opera e il suo adempimento. Da quando l’occhio della fede contempla Cristo risuscitato, trova in Lui una risposta trionfante a tutto ciò che si riferisce al peccato, al giudizio, alla morte e al sepolcro. 9-14). Nulla esprime meglio di queste parole la sicurezza perfetta di colui che crede in Cristo: «L’Eterno chiuse la porta su di lui». «In fede morirono tutti costoro, senza aver ricevuto le cose promesse, ma avendole vedute e salutate da lontano e avendo confessato che erano forestieri e pellegrini sulla terra» (Ebrei 11:13). Dio si compiace così di farci provare la viltà e l’incredulità del nostro povero cuore e di dissipare ogni nostra paura. Questa parabola è un richiamo solenne per tutti i cristiani che citano in tribunale; benché nella conclusione sia detto: «Così vi farà anche il Padre mio celeste se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello», il principio, tuttavia, ha un’applicazione generale e ci dimostra che colui che ha fatto ricorso alla giustizia ha perduto il sentimento della grazia. sappiamo bene come il cuore stenti a riposare con semplicità, serenamente fiducioso, su un Dio onnipresente, onnipotente e infinitamente misericordioso. Giacobbe era così cattivo che solo Dio poteva essere sufficiente a ciò che il suo stato richiedeva. In questo capitolo vediamo l’uomo di Dio sotto la potenza dell’incredulità, esporsi, col suo modo di fare, alla riprensione e ai rimproveri del mondo.       13. 13:10). Quale conferma delle divine promesse furono per il cuore di Abramo le parole: «Sara avrà un figliuolo!». Questi erano i pensieri di un uomo che proprio allora aveva avuto la visione magnifica della scala dalla terra al cielo e sulla quale c’era l’Eterno che gli prometteva una innumerevole progenie e un’eredità eterna. Capitoli da 46 a 50: Giacobbe in Egitto, 2. Ma quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora il Figlio stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa «affinché Dio sia ogni cosa e in tutti» (1 Cor. Ma il cuore di Giacobbe non era ancora in una tale posizione e Giacobbe non aveva ancora imparato a riposarsi, come un bambino, sull’amore perfetto di Colui che ha potuto dire: «Ho amato Giacobbe» (vedi Mal. D’altra parte, guardiamoci di indietreggiare di fronte al calice e al battesimo del nostro Maestro; non facciamo professione di godere i benefici che la croce ci assicura, mentre rifiutiamo di partecipare alla reiezione che questa croce implica. Non saranno superflue alcune osservazioni sul matrimonio di Giuseppe e il ristoramento dei suoi fratelli. È forse questo che deve essere il fondamento della nostra contentezza? Questo capitolo contiene la genealogia dei figli di Esaù, con i nomi e il luogo della loro abitazione. In altri termini, credono di poter adorare a Sichem e pensano che un altare chiamato «Dio, l’Iddio di Israele» vada bene e sia altrettanto elevato, come uno chiamato «Dio di Bethel». 22.4 Gli espedienti di Giacobbe La natura non servirà mai da piedistallo per la potenza della grazia di Cristo; se ciò fosse possibile, la carne avrebbe di che gloriarsi davanti a Dio, ma sappiamo che questo non avverrà mai. Un padre ama un figlio obbediente e farà di lui il depositario dei suoi pensieri e dei suoi piani. L’opera Genesi rappresenta i Sette Giorni della Creazione secondo il primo capitolo della Bibbia. Quale ne è l’effetto morale? Gli uomini possono trovare un vantaggio a coltivare e migliorare quello che è loro utile, ma Dio ha dato ai suoi figli qualcosa d’infinitamente migliore da fare: coltivare quello che è la Sua creazione; e i frutti di quella creazione, oltre a non innalzare mai la natura umana, sono interamente alla lode e alla gloria di Dio. La schiava rappresenta il patto della legge, e il suo figliuolo tutti quelli che sono «sotto le opere della legge» o su questo principio di legge. Se, per natura, l’uomo avesse posseduto qualcosa che gli avesse fatto ricuperare l’innocenza perduta e l’avesse ricondotto nel paradiso, aveva allora l’occasione di darne la prova: ma Caino e Abele erano perduti; erano «carne»; non erano innocenti, poiché Adamo perdette la sua innocenza e non la ricuperò mai più. 12:10 e 13:1). In questo sta tutta la differenza. Enoc ci fa vedere quale è la parte e la speranza della famiglia celeste, mentre Noè c’insegna quale è il destino della famiglia terrestre; Enoc fu trasportato in cielo prima del giudizio, Noè invece fu portato sulla terra restaurata attraverso il giudizio. Quando parla dei «vasi d’ira» si limita a dire che erano, o sono, tutti «preparati per la perdizione»; non dice che è Dio che li ha preparati. ecco, il tuo servo ha trovato grazia agli occhi tuoi, e tu hai mostrato la grandezza della tua bontà verso di me, conservandomi in vita, ma io non posso salvarmi al monte prima che il disastro mi sopraggiunga, ed io perisca. Quando per fede si è afferrato Cristo, non è difficile lasciare il mondo; la difficoltà starebbe piuttosto nel restare attaccati al mondo. «Andrò» e, dimenticando le cose che stanno dietro e protendendosi verso quelle che stanno davanti, proseguì il corso verso la meta per ottenere il premio della superna vocazione (vedere Filipp. Dobbiamo giudicarci continuamente a causa della poca potenza che le promesse di Dio esercitano sul nostro cuore. Essa rappresentava il mezzo di comunicazione fra il cielo e la terra: ed ecco «gli angeli di Dio che salivano e scendevano per la scala», bella e notevole immagine di Colui per mezzo del quale Dio è disceso in tutta la profondità della miseria dell’uomo e per mezzo del quale pure ha elevato l’uomo, ponendolo alla sua presenza per sempre, nella potenza della divina giustizia. 15:48). Ora, nulla è atto a raffermare il cuore come la convinzione che l’esistenza della Chiesa è essenziale alla gloria di Cristo. Non diventiamo membri della famiglia per mezzo della sofferenza, e l’apostolo Paolo non scrive ai Tessalonicesi: «Affinché siate stimati degni della famiglia di Dio per la quale voi soffrite» (2 Tess. Perciò, ogni volta che uno guarda a sè e si adagia su ciò che di spirituale può scoprirvi, può essere certo che in questo non è condotto dallo Spirito di Dio. Il servitore rivela il padre e il figlio; tale è la sua testimonianza; parla delle immense ricchezze del padre e dice che questi ha dato tutti i suoi beni al figlio in virtù del fatto che egli è il suo figliuolo unico ed è l’oggetto del suo amore. Dio, nella sua grazia, traccia a ciascuno di noi la via che dobbiamo seguire, dando ad ognuno una sfera d’azione e dei doveri da compiere. 4). I tratti più belli e più salienti della fede sono quelli meno compresi dal mondo. Il termine «perfetto» è adoperato nel Nuovo Testamento in almeno quattro diversi significati. Proprio lui doveva essere offerto in olocausto! Ma Cristo, avendo la vita in se stesso, scese quaggiù, soddisfò a tutte le conseguenze del peccato dell’uomo, sottoponendosi alla morte, distruggendo colui che ne aveva l’imperio e diventando, in risurrezione, vita e giustizia a tutti quelli che credono nel suo Nome. È il linguaggio di Giacobbe, di Giacobbe che ha una cattiva coscienza. Quello nato in casa tua e quello comprato con denaro dovrà essere circonciso; e il mio patto nella vostra carne sarà un patto perpetuo. 7 dell’Apocalisse sono tutte riunite attorno all’Agnello per dargli gloria. «Giacobbe mandò davanti a sè dei messi a Esaù suo fratello nel paese di Seir, nella campagna di Edom» (v. 3). Egli stimò che Dio poteva, e non pensò mai che Isacco avrebbe potuto. Ma ben compreso e ammesso tutto questo, non dimentichiamo che dobbiamo calcolare la spesa prima di edificare una torre o muover guerra (Luca 14:28). Questo capitolo ci offre un bell’esempio dei risultati di una vita di separazione e di obbedienza: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Giov. «Non sono nella carne, ma nello Spirito» (Efesi 5:27; 1:4-6; 1 Giov. 7 Potremmo separarci dal mondo e fare della nostra persona il centro della nostra esistenza, come un monaco o un filosofo cinico; ma la separazione per Dio è tutt’altra cosa. Solo la fede unisce l’anima in potenza vivente a Dio, unica sorgente di tutto ciò che è veramente morale. Tale è «la via di Caino». Bisogna che l’anima ritorni al punto più elevato della sua posizione, che sia ricondotta alla misura divina. Apprendiamo così che da Gherar a Gerusalemme vi era la distanza di tre giorni di cammino. Ma, ahimè!, la terra, con la sua ombra, le sue nubi e i suoi vapori, s’intromette, nasconde la luce e offusca questa «lettera di Cristo» e il mondo vede a malapena alcuni caratteri di Cristo in quelli che si chiamano col suo Nome; sovente invece scopre in essi un umiliante contrasto, piuttosto che una rassomiglianza con Gesù. La storia di Abele ci insegna infatti per quale via un peccatore può avvicinarsi a Dio, e su quale fondamento può stare nella sua presenza e aver comunione con Lui; ci insegna chiaramente che ciò non può avvenire che al di fuori di se stesso; è nella persona e nell’opera di un altro che egli deve cercare il vero ed eterno fondamento della sua relazione col giusto, santo e solo vero Dio. E c’è forse da stupirsene, quando sappiamo che il Figlio diletto di Dio doveva essere inchiodato su questa croce e là essere l’oggetto della onta e di tutte le sofferenze che gli uomini e i demoni potevano accumulare su di Lui, perché trovava piacere a fare la volontà del Padre suo e a riscattare i figli della sua grazia? Così fu per Abrahamo e per tutti i fedeli, d’età in età; e sarà sempre così per tutti coloro che, in qualche modo, fanno assegnamento sull’Iddio vivente. Gherar era dunque vicina, in paragone all’Egitto, ma era nei limiti di pericolosissime influenze. Bisogna che ciascuno riceva la sua missione dal Maestro stesso. L’affarista Giacobbe incontra Labano, affarista e commerciante, e li vediamo gareggiare in inganni e astuzie per imbrogliarsi a vicenda. 16.2 Isacco e Ismaele 5:1). «E Abramo quando ebbe udito che il suo fratello era stato fatto prigioniero, armò trecentodiciotto dei suoi più fidati servitori nati in casa sua e insegui i re fino a Dan... e ricuperò tutta la roba e rimenò pure Lot suo fratello, la sua roba e anche le donne e il popolo». Vediamo quali erano le offerte: «E avvenne di lì a qualche tempo, che Caino fece una offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre» (Filipp. Egli può trovarsi di fronte alla tomba d’un fratello o d’una sorella, nella felice certezza che quel sepolcro non tratterrà a lungo il suo prigioniero, «poiché se crediamo che Gesù morì e risuscitò, così pure quelli che si sono addormentati Iddio, per mezzo di Gesù, li ricondurrà con esso». Non poche persone godono della prima e non dell’ultima; tuttavia il cuore è indotto a prendere l’una per l’altra, a confondere la benedizione con la presenza di Dio, o, per lo meno. Siamo suggellati, non già d’un suggello esterno, nella carne, ma dallo Spirito Santo. 29). Tuttavia egli entra in un’atmosfera perfettamente adatta al suo stato morale. Bisogna tuttavia che il proposito di Dio resti invariato e Dio compirà tutta la sua volontà. Ci dia il Signore un occhio semplice e uno spirito docile. Se lo Spirito Santo è contristato non ci farà godere di ciò che costituisce la parte e la speranza proprie del credente. 13-14). 11). Abrahamo vi trovò delle difficoltà e del travaglio; lo stesso fu di Isacco. Se Dio avesse ricevuto Abele in virtù di qualche cosa che fosse inerente alla sua persona, Caino avrebbe avuto ragione di irritarsi ed essere sdegnato; ma dal momento che Abele era ricevuto a causa della sua offerta, e non fu a lui ma ai suoi doni che il Signore rendeva testimonianza, la collera di Caino era totalmente priva di fondamento. E rivela la felicità inesprimibile che v’è nell’essere una stessa cosa con un tale Cristo membra del suo corpo, nella sua carne e delle sue ossa. È degno di Dio agire così. Come tutto ciò rende il tempo attuale solenne! Ecco la natura, la natura con gli occhi ormai annebbiati.                     «E dette loro quest’ordine: direte così ad Esaù, mio signore: così dice il tuo servo Giacobbe: Io ho soggiornato presso Labano, e vi sono rimasto fino ad ora» (v. 4). Così, come c’era da aspettarsi, quando il re di Sodoma gli fa questa proposta: «Dammi le persone, e prendi per te la roba», Abramo gli risponde: «Ho alzato la mia mano all’Eterno, l’Iddio altissimo, padrone dei cieli e della terra, giurando che non prenderei neppure un filo o un laccio di sandalo di tutto ciò che t’appartiene, perché tu non abbia a dire: ho arricchito Abramo». Tale è il linguaggio dello Spirito Santo che conosce il valore di Cristo, d’una salvezza perfetta e che sa quanto la conoscenza dell’uno e dell’altra è necessaria a un peccatore perduto. L’Iddio di gloria fece vedere ad Abramo un paese migliore di quello di Ur e di Caran, fece vedere a Saulo da Tarso una gloria così risplendente che i suoi occhi furono chiusi a tutti gli splendori della terra, in modo che, da allora, li stimasse come «tante spazzature» per guadagnare il Cristo che gli era apparso e la cui voce gli era penetrata nel più profondo dell’anima. «Sara dunque concepì e partorì un figliuolo ad Abrahamo, quando egli era vecchio, al tempo che Dio gli aveva fissato». E il maschio incirconciso, che non sarà stato circonciso nella sua carne, sarà reciso di fra il suo popolo: egli avrà violato il mio patto» (vers. Si vedrebbe meno confusione e miseria fra noi se questo fosse più seriamente considerato. Nel caso che ci occupa, vediamo che non soltanto Abramo fu fatto uscire dall’Egitto, ma ancora ricondotto al luogo dove aveva rizzato la sua tenda al principio, al luogo dove era l’altare che egli aveva edificato prima, e quivi Abramo «invocò il Nome dell’Eterno» (vers. E il cuore contrito è felice presso Dio. 2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Ma «poiché il nostro Evangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole ma anche con potenza» (1 Tess. Vediamo ora ciò che sono realmente questa schiava e il suo figlio, e ciò che raffigurano. Questo dimostra chiaramente quale è il vero fondamento della pace del credente e della sua accettazione davanti a Dio. Bisogna che in un modo o nell’altro impari a conoscere cosa vale la natura; e, per portarmi a questa conoscenza, il Signore si serve di svariati mezzi, che di per se stessi non sarebbero’efficaci se non fosse lui ad adoperarli, per rivelare ai nostri occhi il vero carattere di tutto ciò che si trova nei nostri cuori. Può darsi che, secondo l’espressione comune, «abbiamo fatto fortuna», abbiamo accumulato ricchezze e guadagnato il favore del mondo; ma tutte queste cose possono forse compensare la gioia in Dio, un cuore tranquillo, una coscienza pura e senza rimproveri, uno spirito di adorazione e di riconoscenza, una testimonianza vivente e un servizio efficace? Gli dèi delle nazioni non sono che idoli, ma l’Eterno ha fatto i cieli. La legge s’indirizza all’uomo; lo mette alla prova; manifesta quale è veramente il suo valore, dimostra che egli è scaduto, lo pone e lo tiene sotto maledizione fin tanto che egli ha da fare con essa, cioè fin tanto che vive. Che felicità avere Dio stesso per parte e per riposo, in mezzo alle ombre menzognere e illusorie che attraversiamo; che consolazione, che tranquillità per le nostre anime avere per sostegno queste due cose immutabili: la Parola e il giuramento di Dio! Come avrebbe potuto perseverare nel proclamare l’avvicinarsi di un «giudizio futuro», quando nessuna nube appariva all’orizzonte del mondo? Ma, ahimè, i ruscelli che uscivano da Eden, scena del riposo terrestre, sono tosto arrestati nel loro corso, perché il peccato è venuto ad interrompere il riposo del creato. Ma tutti gli sforzi che facciamo per raddrizzare i nostri errori, prima di averli pienamente confessati, non fanno che rendere il nostro cammino più difficile. Ma Abramo non ebbe riguardo al suo corpo, ma alla potenza di Dio in risurrezione; e poiché era questa potenza che doveva far nascere la progenie promessa, le stelle del cielo e la rena del mare non davano che una pallida idea del suoi effetti meravigliosi. Tale era la terribile condizione dell’uomo. Poteva essere, e fu infatti, oggetto di attaccamento per il cuore naturale di Abrahamo, rendendo in seguito il suo compito assai più difficile; non servì a nulla nell’adempimento dei disegni di Dio e nel raffermamento della fede di Abrahamo, ma piuttosto al contrario. I figliuoli di Heth conoscevano benissimo il valore della moneta «corrente fra i mercanti» e Abrahamo conosceva anche il valore della spelonca di Macpela che, per lui, valeva assai più che per essi. «Come! Nessuno può produrre nell’anima il sentimento reale del peccato e la coscienza del proprio stato davanti a Dio. «Risvegliati, o tu che che dormi, e risorgi da’ morti, e Cristo t’inonderà di luce» (Efesini 5:14). Vigiliamo contro la tendenza di sviarci dal sentiero della semplice e completa obbedienza; sentiero stretto ma sempre sicuro, talvolta arduo, ma sempre felice e benedetto. Al cap. 15:17); ed è necessario per tutti noi il ricordo di quando eravamo «piccoli ai nostri propri occhi». «E Abrahamo prese le legna per l’olocausto e le pose addosso a Isacco suo figliuolo; poi prese in mano il fuoco e il coltello; e tutti e due s’incamminarono assieme»; e più avanti leggiamo: «E Abrahamo edificò quivi l’altare e vi accomodò le legna. 9:22-23) (*). Dio può, è vero, porre l’uomo in una posizione di responsabilità, nella quale, necessariamente, bisogna ch’egli si rivolga a lui con il «se». Se l’uomo è malvagio nei suoi pensieri, nelle sue parole e nei suoi atti, ciò proviene dal fatto che non conosce Dio; se, d’altra parte, è puro in pensieri, santo nella condotta, pieno di grazia nelle opere, tutto ciò non è che il risultato pratico della conoscenza che ha di Dio. Paragonando i versetti 1 del cap. Per creare l’uomo dalla polvere della terra bastava la potenza, ma per cercare l’uomo nel suo stato di perdizione ci voleva la grazia. lascia ch’io scampi quivi... e vivrà l’anima mia!». Una relazione e un impiego sono due cose distinte; non che ogni figlio di Dio non abbia qualche cosa da fare, da soffrire o da imparare; ma rimane pur sempre vero che il servizio pubblico e la disciplina rimangono intimamente legati nelle vie di Dio. Quanto è restio a confidare in Dio! È forse questo che deve essere il fondamento della nostra contentezza? 24). Da tutto ciò risalta che la nostra qualità di figliuoli, con tutta la gloria e i privilegi annessi, è del tutto indipendente da noi; non vi entriamo più di quanto i corpi ammortiti di Abramo e di Sara partecipavano alla progenie numerosa come le stelle del cielo e come la rena del mare. Non sarà forse superfluo dire una parola in merito all’armonia che esiste fra l’insegnamento di Giacomo e quello di Paolo sulla giustificazione. Il dono di Giacobbe non era necessario e il suo piano non era servito a nulla. Chi cammina per fede, può lasciare volentieri la scelta a chi cammina per l’esteriore; dice: «Se tu vai a sinistra io andrò a destra; e se tu vai a destra, io andrò a sinistra». Eppure, si son viste sovente tutte queste benedizioni vendute per un po’ di benessere, un po’ d’influenza, un po’ di denaro.